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La storia di JonBenét Ramsey

25 dicembre 1996: in questa giornata avvenne uno degli omicidi rimasti tutt’ora irrisolti della storia americana.


E’ il 1996, la famiglia Ramsey, composta da John Bennet Ramsey, un uomo d’affari del Colorado, sua moglie Patricia Ann, ex reginetta di bellezza, e i loro due figli, Burke, di 9 anni, e JonBenét di soli sei anni. Quest’ultima è una bambina splendente caratterizzata da biondi riccioli e occhi azzurri che donano alla fanciulla una innata bellezza. Ciò spinge la madre Patricia a metterla sotto i riflettori dei migliori concorsi di bellezza di tutti gli States.

Tutto continua come è sempre stato, anche la sera di natale del 1996; quando, essendo tornata la famiglia a casa dopo aver trascorso la giornata in compagnia di amici, la madre mette a dormire i figli e prepara i bagagli per l’imminente partenza del mattino successivo. Infine, dopo aver finito il compito, anche lei va a dormire con suo marito, ignara di ciò che succederà al suo risveglio. Difatti si sveglia intorno alle 5:30 per andare a prendere un bicchiere di acqua in cucina, però, recatasi lì, si accorge che qualcosa non va: scendendo le scale, nota la presenza di tre fogli in giardino. Qui di seguito la traduzione della lettera originale:



«Signor Ramsey, Ascolti bene! Siamo un gruppo di persone che rappresenta una piccola fazione straniera. Rispettiamo il suo lavoro ma non la nazione per cui lo svolge. In questo momento sua figlia è in nostro possesso. È sana e salva e se vuole che veda il 1997, deve seguire le nostre istruzioni alla lettera. Prelevi 118.000$ dal suo conto. 100.000 devono essere in biglietti da 100 e gli altri 18.000 in biglietti da 20. Si assicuri di portare alla banca una valigetta di dimensioni adeguate. Quando torna a casa metta i soldi in una busta di carta marrone. La chiamerò domattina tra le 8 e le 10 per darle le istruzioni per la consegna. La consegna sarà faticosa per cui le consiglio di essere riposato. Se vediamo che preleva i soldi prima, la chiamerò presto per accordarci su una consegna anticipata e quindi una riconsegna anticipata di sua figlia. Ogni deviazione dalle mie istruzioni causerà l’immediata esecuzione di sua figlia. Non avrà nemmeno i suoi resti per una degna sepoltura. I due signori che la tengono in custodia non hanno una particolare simpatia per lei, per cui la avverto di non provocarli. Parlare a chiunque della sua situazione, come alla polizia, all’FBI ecc., avrà come risultato la decapitazione di sua figlia. Se la vediamo parlare anche con un cane, lei muore. Se lei avverte la banca, lei muore. Se i soldi sono in qualsiasi modo segnati o manomessi, lei muore. Può provare a imbrogliarci ma sappia che noi conosciamo molto bene le tattiche e le contromisure delle forze dell’ordine. Ha il 99% di possibilità di far uccidere sua figlia se tenta di fregarci. Segua le nostre istruzioni e avrà il 100% di possibilità di riaverla. Lei e la sua famiglia siete sotto controllo costante, così come le autorità. Non tentare di fare il furbo, John. Non sei l’unico riccastro dei dintorni, per cui non pensare che per noi uccidere sia difficile. Non ci sottovalutare, John. Usa quel tuo buon senso del Sud. Adesso dipende da te John!

Vittoria!

S.B.T.C»

La madre Patricia alle 5:52 chiamò il 911 per denunciare la scomparsa di sua figlia, ignorando ciò che era scritto sulla lettera di non avvisare nessuno.


Attorno alle ore 13:00 circa, la detective della polizia di Boulder Linda Arndt chiese a Fleet White, un amico dei Ramsey, di accompagnare John Ramsey a ispezionare la casa per controllare se ci fosse qualcosa di insolito. Nel seminterrato trovò il corpo di sua figlia e sul palmo della sua mano sinistra trovarono disegnato un cuoricino rosso.


In preda al panico, John Ramsey rimosse il nastro adesivo dalla bocca della figlia e trasportò immediatamente il corpo al piano superiore, dove nonostante l'evidente rigor mortis fu fatto un tentativo di rianimazione. Uno dei detective spostò ancora il corpo, poggiandolo sul pavimento. John lo coprì con una coperta. Solo alle 13:50 la casa fu dichiarata scena del crimine e posta sotto sequestro. Alle ore 20:00 il medico legale effettuò un primo esame sul posto e alle 20:45 il corpo fu portato all'obitorio.

La scena del crimine appariva quantomeno singolare, posto che in casa non era stato rubato nulla e non furono rivelati segni di scasso su porte o finestre, circostanze che indussero a ritenere molto probabile che il responsabile dell'omicidio dovesse essere ricercato tra i familiari della bambina. Lo scantinato dove fu rinvenuto il cadavere era un locale pressoché in disuso e la sua ubicazione era ignota persino all'ex domestica, la quale più volte sostenne che la casa era particolarmente difficile da percorrere per qualcuno che non fosse di famiglia, per la sua complessità e perché alcune modifiche inusuali erano state apportate dai Ramsey.


L'autopsia venne svolta il giorno successivo al ritrovamento. Il rinvenimento, avvenuto quasi otto ore dopo la denuncia di scomparsa, suscitò la critica all’indagine: sostenendo che i funzionari avevano permesso un accesso libero alla scena del delitto da parte di familiari e amici, cancellando e alterando le prove, e che non avevano tentato di raccoglierle prima e dopo il rinvenimento del corpo di JonBenét, forse perché i loro sospetti erano stati immediatamente rivolti ai Ramsey.


I dettagli macabri però non terminano qui; difatti, i risultati delle analisi rilevano segni di lividi e graffi presenti su tutta la schiena della piccola. successivamente sulla biancheria intima della giovane JonBenét sono state rinvenute delle tracce di sangue, un probabile indizio che lei abbia subito pure degli abusi sessuali, mentre nell’apparato digerente vi sono pezzi di ananas, mangiati dunque poco prima del decesso. Però i genitori negarono di averle dato da mangiare alla piccola dopo il rientro in casa, ma la polizia rinvenne sul banco della cucina una ciotola contenente dell’ananas. Poi, il colpo di scena: sulla ciotola sono state rinvenute le impronte digitali della madre Patricia e del fratellino Burke. Infine il medico legale afferma che era stata colpita alla testa con un oggetto pesante, che le causò la frattura del cranio non determinandone la morte poiché risulterebbe che fosse stata strangolata fino al decesso.


Un caso non ancora risolto che ancora oggi, a distanza di anni, sta sorprendendo tutti per la sua complessità e forse è destinato a non concludersi.


Edoardo Marazzina

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